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Folengo, Teofilo.

Poeta e scrittore italiano. Uomo dall'animo difficile e contraddittorio, ricco di contrasti e di paure, ebbe una esistenza difficile e tormentata: fattosi monaco benedettino, seguì certamente studi universitari a Bologna e a Padova e quindi passò alcuni anni nel monastero di San Benedetto Po, dove però non trovò quella pace e quel raccoglimento spirituale che certo cercava. La vita infatti in quel monastero era così turbolenta e travagliata da dispute e ripicche fra i religiosi che persino il duca di Mantova, Francesco Gonzaga, si vide costretto ad intervenire per mettere pace: questa esperienza lo spinse ad abbandonare la vita religiosa e ottenne di ritornare allo stato laico. Grazie alla sua profonda cultura, poté facilmente essere assunto da nobili e principi come precettore: il suo carattere fiero e ostile alla vita cortigiana e dubbi religiosi che continuamente lo assalirono, lo spinsero infine, dopo sei anni, nel 1534, a ritornare alla chiusa esistenza monacale ed anzi ebbe incarichi di fiducia in molti e importanti monasteri italiani, giungendo al rango di priore. Quest'uomo dunque così contraddittorio e sinceramente credente come appare evidente dalle significative poesie di argomento religioso, fra cui ricordiamo Umanità del figliolo di Dio - è ricordato con gran rilievo dalla storia della letteratura italiana per essere stato il maggior rappresentante di quel filone di carattere popolaresco che va sotto il nome di poesia maccheronica. Gli esponenti di questa corrente poetica conducevano una curiosa e spesso gustosa operazione culturale di carattere goliardico: rappresentavano infatti situazioni di tutti i giorni spesso basse e volgari, con una forma che si rifaceva esteriormente alla poesia aulica latina, stravolta però e infarcita di barbarismi di ogni tipo. Il contrasto tra forma e contenuto creava dunque un'evidente atmosfera ironica e dissacrante rispetto alla cultura ufficiale, paludata e aulica. F., che firmava le proprie composizioni con lo pseudonimo di Merlin Cocai, fu il massimo esponente di questa corrente, grazie proprio alla sua vasta cultura che gli permetteva di giostrare con il latino, antico e "moderno" con grande facilità. Fra le sue opere ricordiamo: le Maccheronee, di cui fanno parte il Baldus, la Moscheide e la Zanitonella, e Orlandino (Mantova 1491 - Bassano 1544).